Costruire l’uguaglianza. Liberare le differenze

luglio 24, 2011 § 1 Commento

 celeste grossi

Care lettrici, cari lettori,

“Costruire l’uguaglianza e liberare le differenze” dal 1988 è stato il motto di rossoscuola, prima, e di école, poi. Per la redazione la scelta, presa dopo una discussione interna, stava a indicare che «il concetto di pluralità di culture, modelli, identità, esperienze» era entrato a far parte dell’orizzonte della rivista. All’articolo di Paolo Chiappe “Un futuro per la scuola: costruire l’uguaglianza liberare le differenze” seguirono due anni di dibattito sulle pagine della rivista (oltre 20 interventi) alla ricerca di un nuovo significato delle libertà dei soggetti. Da quella «riflessione a doppia faccia, scomoda ma tonificante» uscimmo cambiati.A quel motto ci siamo così legati culturalmente e affettivamente, che école lo ha scelto come sottotitolo dalla sua nascita, nel gennaio del 1989, e ora compare al secondo rigo di A scuola di libertà, il sintetico manifesto pubblicato nella home page del nostro sito www.ecolenet.it nel quale sono riportate le “Parole” su cui converge la redazione di una rivista “senza linea”, di voci plurali, che anzi coltiva il dubbio come modalità di approccio ai saperi. «Una scuola di libertà e democrazia in cui costruire l’uguaglianza e liberare le differenze» è una delle frasi inserite su cui non c’è stata discussione perché significativa per tutte e tutti noi è.

Però, ci rendiamo conto che il contesto della società, della formazione e della scuola sono assai mutati dalla fine degli anni ‘80. E per questo abbiamo deciso di dedicare il nostro seminario annuale, che vorremmo fosse un’occasione di riflessione collettiva e pubblica (si terrà a Roma nel pomeriggio di sabato 19 novembre 2011) a riflettere e confrontarci su cosa vuol dire “Costruire l’uguaglianza, liberare le differenze” oggi.

Vogliamo discuterne tra noi e con altre e altri che non appartengono alla nostra redazione, ma che sentiamo culturalmente vicini e il cui punto di vista ci interessa. Abbiamo individuato alcune piste di riflessione: didattica e differenti abilità degli studenti; uguaglianza formativa; differenze sociali e di censo; integrazione degli handicappati; integrazione dei nuovi cittadini e delle nuove cittadine nella scuola e nella società; educazione e differenza di genere; bambini e bambine ad “altissimo potenziale intellettivo”… E questo è solo l’inizio. La discussione tra noi e con voi lettori e lettrici continuerà fino al seminario nella prossima “Officina” (la sezione del nostro Spazio telematico nella quale pubblichiamo i lavori in corso in redazione).

Il seminario Costruire l’uguaglianza, liberare le differenze [Roma 19 novembre presso il Cesv in via Liberiana 17 (uscendo dalla stazione, andare verso sinistra, presso la basilica di Santa Maria maggiore, circa 500 metri)] sarà  aperto da Elena Paciotti (presidente della Fondazione Basso dal 1999, già presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati e componente della Convenzione per la Carta dei diritti fondamentali della UE) e da Scipione Semeraro (presidente dell’Associazione Transform! Italia, nodo di una rete europea di ricerca e studi politici e sociali. Già insegnante di storia e filosofia nei licei. È stato nella segreteria nazionale della Cgil Scuola e Università, responsabile del Dipartimento nazionale Scuola e cultura nel Partito della Rifondazione Comunista).

A Elena Paciotti abbiamo chiesto di inquadrare il tema alla luce della sfida dell’applicazione e del rispetto dei diritti, ripercorrendo anche le tappe fondamentali di un processo di democrazia che nel tempo e nello spazio (geopolitico) si è trasformato con il mutare  delle società Perché siamo convinti che la scuola è specchio della società, ma anche luogo dove la società educa se stessa; quindi per cambiarla è  necessario capire i mutamenti sociali, interrogarsi sulla società  che vorremmo e sui diritti di cittadinanza che in essa si devono affermare.

A Scipione Semeraro abbiamo chiesto di ragionare su uguaglianza e differenze  con un occhio alla formazione. Ha accettato con queste parole: «Quello che indicate è il tema del nostro tempo. Una ricerca sulla soggettività su cui da tempo non abbiamo più parole coerenti e persuasive. Questo nostro tempo spinge alla ricerca dell’individualità con la massificazione. Un paradosso. Non siamo più uguali, forse solo sempre più simili, ma senza una riconoscibiltà della persona, nel tempo della politica indegna del nostro paese, puttanieri e/o padani con gli elmi cornuti di una Gallia mai esistita! Da tempo leggo Bauman che offre buoni strumenti per dipanare questo paradosso.

La scuola è potenzialmente un antidoto alla massificazione solitaria, ma non funziona. La rivoluzione restauratrice della destra ha prodotto soggetti umani irriconoscibili e noi non abbiamo saputo decostruire con intelligenza questa formidabile trasformazione distruttiva delle persone. Eguaglianza e differenze, proprio qui sta il rapporto tra “un’ontologia” egualitaria e le storie personali che liberano le differenze e ci rendono unici e creativi nello stare al mondo. Bisogna anche riflettere sulla “meritocrazia”. I ragazzi per difendersi dai percorsi di vita ingiustamente diseguali ne hanno fatto una loro parola d’ordine. Forse è un baco che si introduce nell’idea solidale e cooperante della vita. Forse».

 

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